Ingabbiati, come spesso siamo oggi, nello spazio di un “lavoro esterno”, quasi dimentichiamo l’importanza di nutrire un “tempo interiore”, personale e relazionale, che possa dar senso a quel viaggio breve che chiamiamo vita.
Chiara, in questo suo impegno, cui ha dato l’apertura di un respiro ampio e un titolo delicato, sembra evidenziare con forza vitale l’esigenza di uno sguardo amorevole e sicuro al tempo ultimo della vita del padre Angelo.
E’ riuscita così a ridare preziosità ai vissuti, profondi e intimi, che hanno accompagnato quel tempo frammisto di timore e serenità lungo i tanti giorni, incerti e lenti, diretti all’incontro con la fine di un’esistenza.
Potremmo dire di un diario conoscitivo, dello scorrere del tempo e degli affetti che lo colorano, della conoscenza che, nel divenire, si condensa.
Chiara, senza mai scivolare nelle pieghe patetiche della descrizione lacrimosa, ma raccontando invece la delicata serenità della sua amorevole presenza accanto al padre, ha saputo coinvolgerci nei labirinti dei sentimenti che hanno abbracciato con tenerezza i giorni grigi dello spaesamento della malattia, nella morbidezza dei dialoghi in cui figlia e padre si riconoscono vicini nel cuore: quel luogo caldo che può riscaldare la fragilità di ogni vita, di chi la lascia e di chi continua a lasciarla fluire dentro e fuori di sé.
In questo suo libro, inoltre, Chiara non ha mai perso l’occasione per dedicare ampi spazi emozionali a coloro che più da vicino, con dedizione e forza, hanno seguito i passi ultimi dell’uomo amato. E’ riuscita sicuramente ad alternare tensioni presenti, di sofferenza e di dolore, a ricordi lontani ripresi con trasparenza leggera dai passi più decisivi della vita del padre e della sua famiglia.
Un libro, infine, che induce alla riflessione sulla morte e sul morire. Ricordandoci come la prima pareggi immancabilmente le infinite illusioni di ogni essere umano e quanto il morire possa diventare un’occasione, anche se l’ultima a nostra disposizione, di ridare dignità all’evento estremo che ci accomuna: tutti, nessuno escluso.
Chiara, in effetti, con l’amore e il rispetto profondi che la distinguono come figlia, dedica questo suo lavoro alle sue radici, qui in particolar modo, al padre Angelo, come discreto e dignitoso esempio della vita che, giunta al capolinea, si dissolve senza angosce e inutili rimpianti.